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Il controllo CO2 negli ambienti per ridurre i rischi di contagio da COVID19

Il controllo dei valori di CO2 presente negli ambienti climatizzati rappresenta una buona prassi che ogni installatore/gestore di impianti di climatizzazione dovrebbe sempre implementare.

Poiché le persone durante la loro permanenza in un ambiente producono, con la respirazione, anidride carbonica, il livello di CO2 rappresenta un ottimo indicatore di qualità dell’aria. Questo controllo risulta essere oggi ancor più importante se visto in un contesto in cui si cerca, per ovvie ragioni di risparmio energetico, di migliorare le chiusure degli ambienti ed il trasferimento termico, con l’effetto collaterale di limitare il ricambio dell’aria.

Un buon sistema di climatizzazione dovrebbe pertanto prevedere un ricambio dell’aria e tale ricambio dovrebbe essere di tipo controllato (andando a monitorare l’effettiva qualità dell’aria nell’ambiente).

Relazione con i rischi di contagio da COVID

Un numero crescente di prove rivela che gli aerosol sono una possibile via di trasmissione per il virus SARS-CoV-2. Si tratta di piccole goccioline, di dimensioni medie di circa 5 μm, che vengono rilasciate durante il parlare, il canto, la tosse e gli starnuti. È stato dimostrato che queste particelle possono contenere il virus SARS-CoV-2 che può rimanere infettivo fino a 3 ore.
Il pericolo consiste nel fatto che, a causa delle loro piccole dimensioni, questi aerosol possono rimanere nell’aria fino a 9 minuti. È stato dimostrato che una ventilazione adeguata può ridurre il tempo necessario per rimuovere la maggior parte delle goccioline fino a 30 secondi rendendo più sicuri gli spazi interni.

Logo - REHVALa Federation of European Heating, Ventilation and Air Conditioning Associations (REHVA) raccomanda di utilizzare dispositivi di misurazione della CO2 all’interno degli edifici per valutare i rischi di trasmissione di SARS-CoV-2 via aerosol.

Il monitoraggio del livello di CO2 consente di sapere subito se la ventilazione dei locali è sufficiente e se esiste un alto rischio di infezione da COVID tramite aerosol.

In caso di sistemi di climatizzazione con ventilconvettori l’aereazione dei locali è in genere gestita in modo separato o non è gestita affatto. In tal caso il monitoraggio dei valori di CO2 è particolarmente importante, perché i ventilconvettori e le unità split con entrambe le funzioni di raffreddamento o riscaldamento migliorano il comfort termico e potrebbe essere necessario troppo tempo prima che gli occupanti percepiscano una scarsa qualità dell’aria e provvedano ad un ricambio.

Relazione tra livello CO2 e benessere

Abitazioni mal areate, aule soffocanti e sale riunioni puzzolenti. La causa, oltre che all’umidità e alla temperatura, è attribuibile innanzitutto all’anidride carbonica. Un gas inodore, percepibile dall’uomo solo per i suoi effetti negativi: malessere, difficoltà di concentrazione e calo delle prestazioni.
L’uomo inala l’ossigeno presente nell’aria durante l’inspirazione e rilascia anidride carbonica nell’aria durante l’espirazione. L’aria inspirata contiene circa il 21% di ossigeno e lo 0,035% di anidride carbonica. L’aria espirata, invece, contiene solo il 16% di ossigeno, ma già il 4% di anidride carbonica. L’anidride carbonica è tossica per l’uomo ad una concentrazione del 2,5%, ma già a partire da una concentrazione dello 0,08% (800 ppm) di anidride carbonica le prestazioni, la concentrazione e il benessere sono compromessi.

In ambienti chiusi come aule, uffici o sale riunioni, laddove spesso si trovano molte persone e la cui aerazione può essere limitata, già dopo pochi minuti si possono riscontrare valori di anidride carbonica tra 5.000 e 6.000 ppm. I sensori di CO2 misurano in modo affidabile la concentrazione di CO2. I valori misurati possono essere utilizzati per il comando dell’aerazione come indicatore per aumentare il flusso di aria dall’esterno.

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